Le sirene bifide (a due code) sono simboli di femminilità e costellano i capitelli di varie chiese, sino a divenire una specie di marchio di fabbrica della scultura romanica, a Pavia, a Como e in diversi altri luoghi, in tutta l'Europa.
Oltre alla doppia natura donna-pesce, la doppia coda contribuisce a sottolinearne l'ambiguità e ad apparentarle al segno astrologico dei Pesci.
Esse sono simbolo di fertilità e di eterna generazione, ma la forma le rende simili anche alla lettera "omega" dell'alfabeto greco (l'ultima lettera, che può rappresentare la fine di tutte le cose): un'ulteriore ambiguità, il principio e la fine riassunti nello stesso segno.
Le sirene raffigurate sulle chiese richiamano alla mente anche le Shelah-na-Gig, poste un tempo sulla porta d'ingresso di antiche chiese irlandesi (il loro nome popolare significa: "Giulia la prostituta").
Erano figurine femminili prive di code, ma a gambe aperte e col sesso esposto in evidenza, che dovevano proteggere dal malocchio e da altre forze maligne.
Nella tradizione medievale, la sirena si identifica con Melusina, una principessa che era normale per tutta la settimana e si trasformava in sirena soltanto il sabato. Allora, con la coda di pesce, non poteva mostrarsi al suo sposo. Quando, per troppo amore, si lasciò convincere a trascorrere col marito una delle "notti proibite" ed egli, spinto dalla curiosità, scoprì il segreto delle code. Da allora Melusina fu condannata a ritornare per sempre nel suo primo elemento, l'acqua.
Il grande medico-alchimista Paracelso, ai primi del Cinquecento, affermava che le Melusine sono donne-serpente che abitano nel sangue, e possono così ritrovare all'interno del corpo umano un ambiente liquido simile a quello marino, da cui provengono.
Esse rappresentano, nell'Alchimia, l'anima del Mercurio. Per gli Alchimisti, la sirena a due code è una divinità nata dal mare profondo, e dal suo seno sgorgano latte e sangue, che mediante la cottura si trasformeranno in argento e oro.
Nei miti d'ogni parte del mondo compaiono donne incantatrici con code di pesce o di serpente, che escono dalle acque per sedurre i loro amanti.
I pesci e i serpenti, animali a sangue freddo e dalle squame sfuggenti, appaiono nelle tradizioni come simboli della seduzione, distinta dall'amore vero e proprio.
La sirena rappresenta il rischio e l'avventura, una delle componenti per l'uomo dell'incontro con la donna e dell'innamoramento. Ricordiamo le sirene dell'Ulisse omerico, ma anche le Mamy Wata (Signore dell'acqua) che s'incontrano in diverse tradizioni africane, lungo diversi fiumi (ma soprattutto sul lungo corso del Niger). La Signora dell'acqua approda col nome di Yemanjà in Brasile, dove si confonde col culto della Madonna.
Anche la tradizione di Pavia ha la sua "Signora dell'acqua": si veda la leggenda legata alla Madonna della Stella, venerata in Borgo Ticino. |