In occasione dei 650 anni dell’Ateneo, il 18 novembre, con un workshop e una mostra dal titolo Pavia 1878. Il mondo della fisica onora Volta si rievocano i festeggiamenti voltiani del 1878, che videro la partecipazione del mondo politico italiano e soprattutto dei principali scienziati di tutto il mondo, convenuti a Pavia per rendere omaggio all’inventore della pila e all’Università di Pavia.
Risale ai festeggiamenti del 28 e 29 aprile 1878 la data in cui fu posizionata la statua di Volta nel cortile dell’Ateneo che oggi porta il nome dello scienziato e in cui il mondo della fisica celebrò Alessandro Volta Professore e Rettore, tributandogli uno speciale omaggio scientifico per ricordare i cento anni dalla sua cattedra di Fisica.
A quell’evento e alle testimonianze a esso collegate sono dedicati l’esposizione e il workshop in cui sarà presentato il volume curato da Virginio Cantoni, Adriano Paolo Morando.
Tutti gli appuntamenti metteranno in luce l’apprezzamento e la grandissima stima espressa dai principali uomini di scienza del tempo, convenuti a Pavia nell’aprile 1878 per essere insigniti della laurea honoris causa in occasione di quella che l’allora Rettore Corradi definì “festa della Scienza e dell’Università”.
I documenti in mostra e il volume raccontano la cronaca di quelle giornate in cui furono presenti Hermann von Helmholtz (“Il miglior riconoscimento che un ricercatore può ricevere per il suo laborioso percorso di lavoro scientifico è l´applauso di giudici sapienti, e questo non poteva venire espresso in miglior modo e in una migliore occasione, di quanto voi abbiate fatto.”) e Wilhelm Weber (“…mi ha fatto ancora più piacere ricevere la bella medaglia che é stata coniata dall´Università di Pavia in onore di Volta unitamente alla Laudatio e al diploma come professore dell´Ateneo del Ticino presso il quale sono stato selezionato dal collegio dei professori di Matematica e Scienze Naturali”). Di Maxwell saranno esposte due lettere inedite, conservate presso l’Archivio Storico dell’Ateneo, accanto alle testimonianze di Lord Kelvin, Robert Bunsen, Peter Theophil Riess, che molto si rammaricò di non poter presenziare all’incontro che definì “il più importante di tutti i tempi dedicato agli Esperti di Elettrologia”.
Il workshop - La rilettura sempre più ravvicinata del Risorgimento Italiano porta con sé, in modo inevitabile, quella della successiva Epoca Umbertina. Se, espressione del “complesso dell’elmo di Scipio”, la prima è giunta a noi con tutti i limiti impliciti in un’operazione quasi-inevitabile di mitizzazione e con tutte le distorsioni imposte da un fascismo ben intenzionato ad appropriarsene, la seconda, con tutte le premesse e tutte le conseguenze del caso, ci è stata addirittura sbrigativamente consegnata con una denominazione che parla già da sé, quella di “italietta umbertina”.
In questo senso non può essere ignorato il fatto che il 1878, se fu l’anno delle celebrazioni voltiane a Pavia, costituì, nella storia italiana, il giro di boa che condusse da Vittorio Emanuele II, Le Grand Roi espressione, pur tra luci ed ombre, del Risorgimento stesso, al ben più grigio ed incolore Umberto I, l’uomo che, in ben altro clima, doveva finire ammazzato a Monza da mano anarchica a seguito dei fatti di Milano del 1898.
Una rievocazione attenta, da parte dello storico della scienza, delle onoranze a Volta non può assolutamente prescindere da questa stretta connessione.
Collocando attentamente Volta nello spirito europeo che, dall’Électrodynamique di Ampère condusse alla Dynamical Theory di Maxwell, deve nel contempo riflettere sul clima e sulla temperie culturale che, in termini di scienza, tecnologia, economia e politica, costituì la filigrana di quegli anni non facili. Fino a far apparire, in quel momento che fu di grande transizione, del tutto naturale e “comprensibile” lo spirito garibaldino di Cairoli e quasi-inevitabile quello anticlericale di Cantoni. All’interno di un’Italia postrisorgimentale che, se si accingeva a divenire l’italietta vittima sia del governo della sciabola che di un Tevere troppo stretto, sarebbe comunque stata l’Italia postmaxwelliana implicita nelle riflessioni di Beltrami, nelle unificazioni di Levi-Civita, nelle irradiazioni post-hertziane di Righi e nei campi magnetici rotanti di Ferraris, premessa indispensabile per la II Rivoluzione industriale.
Il convegno parte proprio da queste precise premesse. E si pone il seguente obiettivo: rievocare, nella magia post-teresiana della Pavia del tempo, la Scienza Italiana di quello scorcio di fine secolo. Per come era stata. E soprattutto per come sarebbe stata negli anni a venire. Nelle ombre, a tutti note, implicite nella politica e nella cultura del tempo. Ma con le luci, non altrettanto note, gettate da grandi che attendono oggi di essere ritrovati e ripresentati ai giovani e ai meno-giovani. E che, si pensi a Beltrami o a Ferraris, furono espressione di un’Italia che, se fu umbertina per ragioni cronologiche, seppe non essere italietta né per ragioni culturali, né, tanto meno, per ragioni politiche.
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La mostra, curata da Virginio Cantoni, Adriano Paolo Morando, Fabio Zucca, con allestimento di Mauro Mosconi, sarà visitabile presso l’Archivio Storico dell’Università di Pavia fino a dicembre. |