Pur non essendo la più nota, la leggenda dell'angelo della peste va sicuramente annoverata tra quelle con le origini più antiche. Paolo Diacono, nell'Historia Langobardorum, narra che, regnate Cuniperto, una pestilenza colpì Pavia intorno al 680. In quei giorni terribili, a molti parve che di notte un angelo buono e uno cattivo si aggirassero per la città.
Il cattivo recava in mano uno spiedo con il quale, su ordine del buono, batteva la porta di qualche casa, ogni colpo corrispondeva ad una persona destinata a morire il giorno seguente. Il morbo cessò solo quando nella chiesa di San Pietro in Vincoli fu eretto un altare dedicato a San Sebastiano e vi furono traslate da Roma le reliquie di questo santo.
Nel corso dei secoli la fantasia popolare colorò la leggenda di nuovi particolari, proponendone altre versioni: si dice che l'angelo buono e quello cattivo fossero vestiti rispettivamente di bianco e di rosso e che fossero latori non di morte, bensì di guarigione. L'angelo bianco, obbedendo ai cenni della reliquia del braccio di San Sebastiano, indicò all'altro la via da seguire per liberare la città dalla peste.
Nel XVI secolo si raccontò che l'angelo buono riapparve nel bel mezzo di una processione religiosa, per arrestare la peste del 1503. Secondo altri l'angelo si ripresentò non per liberare Pavia da una pestilenza, bensì per respingere un'esondazione del Ticino che già aveva invaso Strada Nuova, tramutandosi poi in pietra nel punto esatto in cui le acque erano state fermate.
L'angelo di pietra è ancora oggi visibile, scolpito sulla facciata di una casa posta all'angolo tra Strada Nuova e via Bernardino Gatti. Il messaggero divino ha un braccio alzato a indicare alle acque la direzione in cui ritirarsi e dall'alto del cornicione protegge benigno i pavesi.
L'angelo della peste sarà uno dei protagonisti della visita "Tra storie e leggende", itinerario facente parte del ciclo di visite guidate organizzate dalla cooperativa Progetti per "Destatedisera - Edizione 2003". |