Si conclude venerdì 8 agosto il ciclo di visite notturne della cooperativa Progetti.
"Tra Potere e Vanità - Percorso nella Pavia delle cento torri" vedrà, quali indiscusse protagoniste della serata, le torri che, un tempo numerosissime, ancora conferiscono un fascino particolare alla città.
Si indagheranno i tempi, i modi e le ragioni di queste "impennate glorie di mattoni", come le definì Cesare Angelini. Accanto alle torri più note che persino il passante distratto non può ignorare, se ne sveleranno numerose altre che, seppur fortemente ridotte in altezza e "addomesticate" ad uso abitativo o commerciale, rivendicano ancora un loro passato glorioso.
La passeggiata non sarà priva, inoltre, di note curiose, in quanto verranno ricordate anche torri molto particolari che oggi non esistono più, come la Torre di Boezio, la Torre dal pizzo in giù e la Torre del catenone.
La prima, sicuramente tra le più antiche di Pavia, sorgeva in un area individuabile come l'attuale Piazza Petrarca e deve il suo nome alla tradizione che la riconosce quale luogo di prigionia e morte di Severino Boezio, il filosofo cristiano a cui re Teodorico fece tagliare la testa nel 524. La torre fu distrutta nel 1584 perché pericolante ma fortunatamente una sua immagine è giunta fino a noi, un disegno di Giuliano da Sangallo. Si trattava probabilmente di una costruzione romana, dalla struttura poligonale e riccamente decorata da cariatidi, telamoni e fregi.
Al XV secolo risaliva invece la Torre dal pizzo in giù, sull'area dell'attuale Palazzo Olevano. La curiosa costruzione presentava alla base una piramide rovesciata, cioè con il pizzo, vale a dire la punta, in giù, poggiante su una colonna. Sulla base della piramide si innalzava la torre vera e propria tutta percorsa da gallerie. Fu realizzata per scommessa da Andreotto del Maino, il quale una volta, a corte, aveva giurato che, se il figlio, noto per essere un giovane scapestrato, si fosse laureato, egli avrebbe fatto costruire una torre capovolta. Il figlio era Giasone del Maino il quale, non solo si laureò, ma divenne uno dei più famosi giureconsulti dell'epoca. La torre, solo all'apparenza precaria e instabile, era in realtà solidissima. Fu distrutta nel 1714 quando casa del Maino lasciò il posto a Palazzo Olevano.
La Torre del catenone, infine, aveva sicuramente la collocazione più singolare, sorgendo nel bel mezzo del fiume Ticino, un po' spostata verso la riva destra, all'altezza delle attuali ultime case del Borgo. Risalente all'epoca viscontea, aveva una funzione difensiva: era, infatti, munita di una robusta catena collegata alla sponda sinistra che, una volta tirata, impediva il passaggio delle imbarcazioni nemiche. Fu probabilmente distrutta nel 1524, durante l'assedio francese che precedette la Battaglia di Pavia ma, quando il fiume è in secca, ancora sono visibili i ruderi del fortilizio sprofondati nella sabbia. |