L’archivio fotografico Chiolini, dichiarato nel 1996 dalla Soprintendenza Archivistica della Lombardia “bene di grande interesse storico e artistico”, acquisito dal Comune di Pavia nel 2009 grazie al contributo della Fondazione Cariplo, della Fondazione Comunitaria della Provincia di Pavia Onlus e dell’Unione Industriali della Provincia di Pavia, e parte dell’archivio storico fotografico dei Musei Civici, trova una sede definitiva nei locali – recentemente ristrutturati – al secondo piano del Castello Visconteo di Pavia, che saranno inaugurati, alla presenza del Sindaco Massimo Depaoli, dell’Assessore alla Cultura Giacomo Galazzo e di alcuni rappresentanti della Fondazione Cariplo e della Fondazione Comunitaria della Provincia di Pavia Onlus.
Dopo anni di sedi provvisorie, le 14mila scatole che conservano gli 880mila fototipi (tra negativi e positivi) ottengono una loro collocazione, posizionate sulle scaffalature originali dell’allora azienda Chiolini. Una vetrata separa l’ambiente dalla stanza adibita alla consultazione della fototeca.
È una grande soddisfazione per la nostra Amministrazione poter inaugurare uno spazio permanente nel quale ospitare l'archivio fotografico Chiolini, importantissimo patrimonio artistico e culturale della città e della sua memoria storica, che il Comune acquistò nel 2009 grazie al fondamentale contributo della Fondazione Cariplo, della Fondazione Comunitaria della Provincia di Pavia Onlus e dell'Unione Industriali della Provincia di Pavia. È come restituire alla città un vero e proprio pezzo della sua storia, oltretutto con la prestigiosa collocazione nel Castello Visconteo: grazie a chi ha reso possibile questo risultato, dichiara Giacomo Galazzo, Assessore alla Cultura del Comune di Pavia.
Dal 2009, anno in cui l’archivio è stato acquisito dai Musei Civici, le lastre sono sottoposte a interventi di tutela, studio, pulitura, catalogazione e utilizzate per la pubblicazione: sono state infatti pubblicate immagini inerenti a differenti temi, come l’industria e il commercio pavese, l’Ateneo e la medicina, in occasione dei cinquantesimo anniversario dell’Ordine dei medici pavesi. Alcuni scatti sono stati richiesti dall’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, inseriti in un progetto europeo, e altri hanno addirittura attraversato l’oceano, protagonisti della mostra Photos of Pavia from the 19th to the 21st century, aperta fino allo scorso giugno al Coral Gables Museum di Miami.
In tutto l’archivio Chiolini contiene 880mila scatti, il lavoro di una vita, passata a fissare nelle lastre fotografiche il volto naturale ma anche urbano di Pavia, i monumenti, gli edifici, le strade, i cantieri (oltre ovviamente ai personaggi che hanno fatto la storia della città, gli eventi culturali e politici e le tradizioni popolari), e a fianco la campagna, la natura, i cieli, i boschi di pioppi, le lanche, le risaie, le marcite e i tramonti che si rispecchiano nel fiume tra mille iridescenze.
Accanto a questa produzione prettamente artistica, che Guglielmo Chiolini (Pavia 1900 – 1991) portò avanti come strada parallela per tutta la vita (e che gli permise di farsi conoscere nel mondo dell’arte e di partecipare a mostre di rilievo anche all’estero; da citare quella del 1921 al Salone di Londra, inaugurata da re Giorgio, e quella del 1925 a Genova dove i suoi “Paesaggi d’autunno” si aggiudicarono un premio), il fotografo nel 1926 decise di avviare (in collaborazione con l’ottico Davide Turconi) una vera e propria attività professionale e di aprire un laboratorio in via Volturno 10 (poi trasferito all’ultimo piano di palazzo Castelli in corso Cavour e infine sul piazzale Ponte Ticino). Non essendo fotografo di preparazione “tradizionale”, né abituato alla messa in posa, Chiolini alla figura e al ritratto preferì specializzarsi nel reportage, e con la sua Laika immortalò il volto urbano in via di cambiamento: i cantieri delle grandi opere e dei restauri monumentali (dal Duomo al Policlinico e poi il Castello), i picconi e le ruspe delle demolizioni (in funzione al crocicchio del Demetrio), la costruzione di edifici rappresentativi dell’organizzazione della vita fascista (le caserme, gli impianti sportivi, le scuole), la nascita di stabilimenti industriali nella fascia periurbana e di infrastrutture di collegamento tra la città e il territorio, ponti e strade.
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