Perché è importante esserci.
Perché è un modo differente di ricordare. Perché al di là delle dovute celebrazioni esiste un modo davvero sentito di tornare a quei tragici anni.
Ed è per la prima volta quest'anno, ma speriamo diventi una consuetudine, che il Comune di Pavia, settore cultura organizza per la serata del 25 aprile, inizio alle 20 e 30, in collaborazione con cie attività culturali e cinetica film club la proiezione in piazza di due grandi film legati al dopoguerra italiano: Roma città aperta e Scano Boa-Violenza sul fiume.
"La storia del cinema si divide in due ere: una prima e una dopo Roma città aperta".
Questa frase di Otto Preminger, rende l'idea di un film, ancora una volta, "bigger than life", più grande della vita e che, proprio per questo, non conobbe, all'inizio, un facile successo. La trama è nota: nella Roma occupata dai nazisti si intrecciano le vicende di alcuni personaggi fortemente archetipici, la popolana Pina, interpetata da una memorabile Anna Magnani, Francesco, il suo uomo, un tipografo impegnato nella Resistenza, l'ingegnere comunista Manfredi, Marcello Pagliero, la sua amante collaborazionista, Maria Michi, e il sacerdote Don Pietro, Aldo Fabrizi, fino ad allora attore di avanspettacolo, ma introdotto, proprio da Fellini, co-sceneggiatore del film, nel suo primo ruolo drammatico.
Ispirato alla vicenda reale di Don Luigi Morosini, un parroco di borgata protettore e vicino al movimento partigiano, Roma città aperta è, e rimane, a distanza di quasi sessant'anni, un capolavoro, una pietra miliare della storia del cinema mondiale. Film simbolo del neorealismo, realizzato nei momenti immediatamente successivi alla liberazione, in una Roma ancora semidistrutta, su set precari e utilizzando pellicola scaduta, il film di Rossellini reagisce, col suo stile semplice ed immediato a tanti anni di retorica fascista opponendo "ad una tradizionale ipocrisia la sincerità ed il desiderio di mettere gli uomini al cospetto della realtà così com'è". Poi alle 22.30 circa sarà la volta di Scano Boa - Violenza sul fiume, regia di Renato Dall'Ara, Italia 1961.
Presentato "in anteprima" (strano per un film del sessantuno, no? Ma voi provate a cercarlo su qualche Storia del Cinema o anche sul Mereghetti... eppoi mi direte!) all'ultimo Festival di Locarno l'estate scorsa, eppoi rivisto questo marzo al Bergamo Film Meeting Scano Boa - Violenza sul fiume "sbarca" anche a Pavia in occasione di questo strano, cinefilo, originale 25 aprile in piazza.
Ma perché proprio Scano Boa in occasione di questa celebrazione?
Beh, prima di tutto perché Scano Boa è un bel ritratto dell'Italia appena uscita dal secondo dopoguerra colle sue campagne, disegnate dai pioppeti, le sue città, che formicolano vita e tentativo ingenuo di ripresa, le sue sacche impensabili di sottosviluppo, come l'isola di Scano Boa sul delta del Po, dove un gruppo sparuto e chiuso di poveri pescatori si contende, a colpi di "sogni premonitori", la cattura dei pochi storioni rimasti in laguna.
Eppoi perché, insieme al classicissimo Roma città aperta, la presentazione a Pavia in anteprima Lombarda per questo film, se si eccettua l'ambito festivaliero del Meeting, ci pareva una chicca alla quale era davvero difficile sottrarsi.
Ma come mai questo film è così immeritatamente e prematuramente scomparso nella storia del cinema? Lo ha spiegato Francesco Corti della Cinematografica Lombarda, una bella figura di produttore d'altri tempi, che, proprio a Bergamo ha commosso il pubblico in sala con i ricordi dei problemi, delle tensioni, delle difficoltà, che il film dovette affrontare e del tracollo finanziario, causato dallo sforamento di budget, cui portò la sua uscita.
Dunque, pur contando sulla partecipata recitazione di Alain Cuny (lo Steiner della Dolce vita) e di una dolce, giovanissima Carla Gravina, ancora acerba, certo, ma forse proprio per questo così interessante, e, tra l'altro, probabilmente nella migliore interpretazione della sua vita, Scano Boa non ebbe il successo commerciale, che avrebbe meritato.
Di qui l'ostracismo, l'oblio, e, dopo più di quarant'anni, la riscoperta grazie all'interessamento della distribuzione indipendente Lab80 Film e della Cineteca Italiana. |