Il 17 marzo 1989 crollava la Torre Civica di Pavia. Dodici anni sono trascorsi da quel triste giorno, e per non dimenticare proponiamo il breve racconto di chi quella mattina c'era ed ha visto cadere davanti a sè uno dei simboli della città.
Stefano Gérard, allora gestore di un negozio in via Cossa, ricorda:
"Dovevo andare nella macelleria di Via Omodeo. Mi sono fermato all'edicola. Pensavo di vedere Tino Comaschi, invece ho trovato la moglie. Mi sono girato guardando verso la finestra che si trovava appena sopra la base inferiore della Torre. Sentivo il rumore amplificato dei calcinacci che cadevano. Sembrava che ci fosse dentro qualcuno.
L'abitudine di vedere calcinacci che cascavano dal monumento, non mi ha fatto pensare al peggio. Così ho chiesto a Pia Comaschi di avvertire i pompieri: l'ho vista prendere il telefono. A sette-otto metri d'altezza la parete della Torre si ? gonfiata, i capitelli del complesso campanario hanno iniziato a vibrare. Ho strattonato la signora Silvestro, che come me si trovava davanti all'edicola, urlandole di scappare. Sono fuggito verso il sagrato. Ero convinto che non ce l'avrei fatta.
Credevo cadesse la cattedrale. Ho infilato la testa e il tronco sotto una macchina, lasciando fuori solo le gambe. E' stato terrificante. Lì sotto ho provato un forte senso di soffocamento. Ero immerso nella polvere rossa.
Sono scappato sotto i portici, infilandomi nel negozio del parrucchiere. Mi sono appoggiato al banco. Sul fondo del locale ho scorto delle donne che urlavano. Sono uscito portandomi verso il Ristorante Regisole. E lì ho incontrato il Sig. Tino che usciva di casa. Insieme siamo saliti sulle macerie: abbiamo iniziato a scavare con le mani, cercando l'edicola". |