Ieri sera la notizia che nessuno si augurava sentire, purtroppo, nemmeno tanto inaspettata, è arrivata: Papa Giovanni Paolo II si sta lentamente spegnendo.
La prima cosa che è venuta spontanea fare è rivolgere una preghiera, non tanto per chiederne la guarigione - anche se più volte il Santo Padre ha stupito il mondo riprendendosi da situazioni disperate - ma nella speranza che non debba ulteriormente soffrire.
Sono sicura che molti di noi questa triste mattina hanno la radio accesa per seguire l'evolversi della situazione e nell'attesa della notizia che sappiamo arriverà implacabile. In cuor nostro vorremmo che Papa Giovanni Paolo II non ci lasciasse, fa parte della nostra vita da più di vent'anni e ci ha insegnato cosa significa essere forti e mantener fede ai propri principi e alle proprie responsabilità anche e soprattutto nei momenti difficili, quando invece sarebbe più semplice gettare la spugna e ritirarsi.
Personalmente ho avuto la fortuna di vedere il Papa due volte: quando ero bambina, forse durante il primo anno del suo Pontificato, e nel 2000 in occasione del Giubileo e grazie alla mia datrice di lavoro di allora (una professoressa della Statale di Milano) che ha voluto che la accompagnassi in Vaticano per una visita davvero speciale.
Nell'aula Paolo VI, gremita di personalità abituate, per i compiti svolti, ad incontrare il Papa di frequente, si respirava un clima di euforica attesa per l'arrivo di questo grande Uomo. Ed ecco che improvvisamente si aprono le porte ed entra, questa figura in bianco che lentamente è accompagnata al centro della stanza.
Cala il silenzio in attesa di ascoltare le sue parole, la sua voce.
Nel 2000 la malattia era già evidente, ma vi assicuro che la forza che emanava la sua figura era davvero grande e commovente, una forza che ti investiva di una voglia di fare del bene, di renderti utile.
Io non sono certo uno di quei personaggi famosi allora presenti, ma l'esperienza vissuta è per me ancora oggi importante, così come l'hanno vissuta milioni di persone in questi anni, e sono contenta di portare con me il ricordo di questo incontro che mi aiuta ad essere meno triste in questo momento.
Sicuramente ameremo il prossimo Papa come abbiamo amato questo, anche se ci vorrà un po' di tempo per abituarci ad un altro nome, ad un'altra voce, ad un altro uomo, chiunque sarà. |