"Una rassegna di martedì? Subito dopo un'altra di grande successo? E poi... non mi dirai che vuoi programmare dei documentari, magari anche politici per caso?! Ma dove credi di essere, a Parigi o a Berlino?"
Questo, più o meno, quello che mi sentivo rispondere quando, un mesetto fa, proponevo per la prima volta questa rassegna alle istituzioni.
Ed ecco ieri sera giungere la data fatidica.
Arrivo al cinema con venti minuti di anticipo e il panorama è consolante, anche se non esaltante.
L'atrio si va riempiendo e in sala ci sono già un po' di persone.
Bene! Mi dico. Perlomeno non sarà un bagno totale.
Ma il bello deve ancora venire.
A poco a poco nell'atrio si sommano facce che mi salutano, ci sono i corsisti di SM Gualtieri, i ragazzi del 'Tara' (Liceo Taramelli), quelli del corso di fotografia dell'Università, poi l'UniTre, altri amici, e anche facce nuove, che non conosco, o non conoscevo come amanti del cinema d'Essai...
Ma che sta succedendo???
Anche il personale di sala è perplesso: "Ma scusa, c'è più gente qui, stasera, che in tutte le sale dell'ultimo sabato o domenica! Come c... hai fatto?"
Ed il bello è proprio qui.
Il fatto è che io non ho "fatto" proprio niente.
Non ho precettato nessuno, non ho obbligato un'anima, non ho nemmeno pietito una presenza in cambio di mesi e mesi di amicizia...
Il fatto è, forse, che soffia un vento nuovo anche in queste terre di "bassa".
Il fatto è che forse siamo tutti un po' stufi di sentirci dire da altri che cosa vedere, come pensarla e perché...
Il fatto è, se Dio vuole, che L'isola dei famosi, le Fattorie, e tutti i "format" precotti e digeriti c'hanno rotto davvero.
Il fatto è che abbiamo forse deciso di dire basta. Di riprenderci il nostro cervello, di farlo funzionare ancora, di correre con le nostre gambe, di commuoverci colle nostre lacrime di fronte a lacrime vere, come quelle di un operaio argentino che occupa la sua fabbrica per produrre e portare a casa uno stipendio a moglie e figlie, che non hanno più le carte di credito di qualche tempo fa... eppure continuano a sperare, e a lottare, e a credere... in cose davvero assurde... tipo un mondo migliore, fatto di uomini colla loro dignità, e le loro mani.
Che non sanno stare ferme.
Mai.
E così sia. |