La terra di Lomellina, è ancora una volta protagonista al Vinitaly di Verona: questa volta la “prima donna” è il vino dei Celti con la tecnica dell’Arbustum Gallicum - sviluppata dalle popolazioni celtiche più di duemilacinquecento anni - tornato a vivere da alcuni anni presso l’azienda Molino di Miradolo di Robbio condotta da Fulvio Pescarolo e grazie soprattutto al lavoro svolto da Luca Sormani di “Memorie di Lomellina”.
Il progetto, portato avanti in collaborazione con l'Università di Milano, non ha solo valenza scientifica. Ha l’ambizione di riconsegnare agli uomini del XXI secolo un pezzo dimenticato della loro tradizione. La ricostruzione di un sapore che la terra e gli uomini di Lomellina hanno generato in un passato così remoto, rappresenta un’occasione unica per fare un vero e proprio viaggio nel tempo attraverso il gusto e viene proposta in anteprima mondiale nel più prestigioso contesto possibile: l’edizione del quarantennale della grande fiera veronese dedicata al vino.
La tecnica di coltura è descritta da Columella nel suo De Re Rustica ed è stata elaborata dalle popolazioni celto-liguri che abitavano la Lomellina fin dalla metà del primo millennio a.C., anche grazie ai numerosi contatti esistenti con il vicino mondo etrusco.
Fulvio Pescarolo ha interamente ricostruito un antico dosso lomellino, sulla sommità del quale abita e sulle cui pendici ha piantato una superficie vitata di circa 1600 mq.
Il prodotto viene torchiato a legna e vinificato secondo le descrizioni degli storici dell’epoca; viene quindi travasato all’interno di speciali vasi in ceramica, detti “a trottola” per la loro forma, recipienti tipici della popolazione celtica di Lomellina, come dimostrano abbondanti ritrovamenti archeologici.
I vasi sono riprodotti artigianalmente uno a uno a partire dai modelli originali custoditi nei musei archeologici lomellini (specialmente Gambolò e Vigevano) e sono collocati all’interno di una scatola in legno d’olmo riempita di paglia di triticum monococcum, il più antico frumento coltivato dall’uomo, anch’esso prodotto nel podere di Molino Miradolo.
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