Simbolo della città di Pavia, il Regisole fa capolino in piazza del Duomo, con il suo carico di storia e di tradizioni. Le prime notizie sulla presenza in città della statua equestre, cavallo più imperatore romano, risalgono all'XI secolo e da tutti Ravenna è indicata come luogo di provenienza del monumento. Il primo quesito sulla Regisole nasce proprio a proposito del suo arrivo in città. Chi portò sulle rive del Ticino la statua?
Numerose sono le supposizioni avanzate da studiosi, storici e scrittori da sempre appassionati a questa vicenda ma la maggior parte concorda su una lotta tra pavesi e ravennati in seguito alla quale i pavesi sottrassero il Regisole ai nemici. Collocata nell'antico "atrio di San Siro", il Regisole visse tranquillo nel gran brusio della piazza dove la folla si aggirava e si accalcava tra le bancarelle per l'acquisto della merce più svariata, dai pesci alle pelli.
Illustri personaggi hanno lodato la bronzea scultura. Francesco Petrarca, ospite assiduo alla corte dei Visconti nel castello pavese, rimase accecato da tanta perfezione e in una lettera all'amico Boccaccio ne parla tra le bellezze di cui questi si era negato la vista rinunciando a fermarsi a Pavia durante un viaggio. Un secolo dopo, nel 1490, è Leonardo Da Vinci ad ammirare la statua. Il grande toscano, a cui era stata commissionato un monumento equestre in bronzo dedicato a Francesco Sforza, studiò da vicino la figura pavese e qui preferì l'idea per onorare lo Sforza di un cavallo al passo e non al galoppo, focoso e impennato.
Le vicende del Regisole si legano strettamente a quelle della città e nel 1527, anno dell'assedio francese del generale Lautrec, un soldato ravennate pensò di approfittare dell'occasione per riportare nella sua città natale la statua e così fece. Ma durante il viaggio lungo il Po il Regisole fu fermato e rimase per tre anni a Cremona dopodiché fece ritorno in patria. Ai tumulti giacobini si data la "morte" del glorioso simbolo.
Il 16 maggio 1796 la folla, radunatasi in piazza del Duomo per erigere l'albero della libertà, inneggiante alla rivoluzione, chiese a gran voce l'abbattimento dell'effigie imperiale e, così, cavallo e cavaliere ruzzolarono a terra distruggendosi in mille pezzi.
Il Regisole spariva dal contesto urbanistico e storico della città di Pavia. Solo qualche anno dopo, nel 1809, la municipalità sembrò ricordarsi di quel monumento, finito in un magazzino, per rivenderne i pezzi superstiti e finanziare opere pubbliche. Così fu fatto e con il ricavo della vendita fu realizzata l'allea di viale Matteotti.
L'attuale statua del Regisole è un'opera di Francesco Messina commissionatagli nel 1935 dall'allora direttore del Museo Civico che pensò di far modellare una statua per celebrare i duemila anni dalla fondazione dell'impero di Augusto. La scelta cadde su Messina, uno dei campioni della scultura monumentale novecentista, con il quale fu stipulato un contratto per una statua in bronzo alta non meno di sei metri per una cifra di 65 mila lire. Lo scultore, nella scelta del personaggio, optò per l'imperatore Antonino Pio. Dubbi invece sull'identità del precedente imperatore. Forse, sulla base di barba e capelli ricci originariamente scolpiti nel bronzo, si trattava di Marco Aurelio ma l'incertezza rimane come pure irrisolvibile il rebus sul nome dato alla statua. Perché Regisole?
Tre le ipotesi più accreditate. Secondo alcuni il personaggio con la mano alzata era intento a reggere il sole, secondo altri il bronzo dorato rifletteva i raggi del sole e, per altri ancora, Regisole significherebbe "regisolio" ossia sede del re. Il mistero continua... |