L'inizio della bella stagione invita a passeggiare all'aria aperta, alla scoperta di insoliti percorsi tra le vestigia di un passato non così lontano...L'itinerario che propongo si snoda ai limiti del centro storico, lungo il Naviglio fino alla confluenza con il Ticino.
Questo canale, oggi quasi dimenticato, è stato una via di comunicazione di primo piano negli anni della prima industrializzazione a Pavia. Le uniche attività presenti nella nostra provincia alla fine dell'Ottocento erano quelle agricole attorno alle quali iniziavano a sorgere opifici di varia natura come pile per il riso, mulini ad acqua, caseifici e filande.
Le merci venivano trasportate su barconi lungo il Ticino e il Po; un notevole passo in avanti fu il passaggio dai barconi a traino animale ai battelli a vapore. Sul Naviglio tra Pavia e Milano e sull'asse Ticino-Po (unendo Pavia a Cremona e a Mantova), fu attivato un servizio di trasporto, prima per le merci, poi anche per i passeggeri. Nel volgere di pochi anni, la rete ferroviaria, che consentiva viaggi più rapidi e sicuri, soppiantò il trasporto via acqua e determinò il lento declino del Naviglio e delle sue infrastrutture.
I Visconti di Milano iniziarono a costruire il Naviglio Pavese nel XIV secolo: Milano, priva di fiumi navigabili, intende procurarsi un collegamento diretto con il Ticino e conseguentemente il Po e l'Adriatico per entrare nella rete commerciale dell'Italia Settentrionale. Ma l'opera non è completa: la realizzazione dell'ultimo tratto del Naviglio Pavese infatti (da Borgo Calvenzano fino alla confluenza col Ticino) viene caldeggiata da Maria Teresa d'Austria e portata a termine solo in epoca napoleonica.
Se ci fermiamo all'imboccatura di via Tasso vediamo specchiarsi nel canale il porticato di Borgo Calvenzano: una serie di otto edifici a corte uniti da un portico continuo. Qui venivano scaricate e depositate le merci nei magazzini, custodite le attrezzature di assistenza per i natanti, mentre al piano superiore si trovavano botteghe artigianali. I "corridoi" tra un edificio e l'altro servivano a ospitare il cambio dei cavalli che trainavano i barconi.
In questo punto è possibile ammirare anche una chiusa. Tradizionalmente attribuite a Leonardo da Vinci, che in realtà si limitò a perfezionarle, le chiuse sono meccanismi che permettono alle imbarcazioni di superare i salti d'acqua determinati dai dislivelli del terreno.
Tra Milano e Pavia ci sono 12 conche ognuna delle quali supera un dislivello di m 3,7. Man mano che ci si avvicina al Ticino la pendenza del terreno aumenta e le chiuse diventano più fitte. Se ci si sporge lungo il bordo della chiusa di viale Bligny si vedono in basso, a pelo dell'acqua le saracinesche per convogliare l'acqua nel fossato del castello visconteo. Accanto alla chiusa la garitta del dazio dove si riscuoteva il dazio per le merci.
Proseguendo in direzione del Ticino, lungo viale Sicilia e viale Sardegna si nota l'attenzione riservata da architetti e ingegneri alla al decoro delle chiuse con le loro eleganti murature in pietra e alla gradevolezza del paesaggio: due file di platani fiancheggiavano le rive del Naviglio.
Il Naviglio non è stato solo una via di trasporto ma ha svolto anche per breve tempo la funzione di produzione di forza motrice come nel caso delle Officine Elettrotecniche Einstein Garrone e C. fondata nel 1894 per la produzione di materiale per impianti elettrici industriali, in viale Sicilia.
Accanto, una fabbrica più bassa, composta da vari edifici: è la Latteria Sociale Pavese riconvertita da fonderia (Fonderie Tagliabue) a caseificio. Il capannone più interno è il più interessante: con un corpo centrale più alto e due ali ribassate per favorire un' illuminazione omogenea tramite vetrate. La facciata è provvista di un grande rosone rifinito in mattoni a vista.
Sono edifici realizzati in materiali locali, in mattoni, di cui si cura oltre alla funzionalità anche l'aspetto: vengono impiegati i motivi decorativi tipici dell'architettura civile o religiosa tradizionale: cornici a dentelli, rosoni, archetti etc. per rendere più "bella" la fabbrica e creare quindi consenso attorno alla figura dell'industriale e della sua impresa.
Dall'altro lato del canale spiccano le case di ringhiera destinate agli operai: semplici parallelepipedi che ripetono lo schema delle case a schiera inglesi ma su più piani. A un'estremità le scale e i gabinetti comuni. I ballatoi sono la "strada" che conduce agli alloggi.
Scendendo ancora, la passeggiata si conclude alla confluenza tra il Naviglio e il Ticino con un serrato susseguirsi di chiuse che configurano una sorta di ingresso trionfale alla città. |