Piove! Lo sapevo, l'inizio di questa avventura è in salita e non solo in senso metaforico.
I gradoni in granito (scusate lo scioglilingua) della bassa Val Codera, dopo la salita su asfalto da Novate Mezzola dove siamo arrivati in treno da Pavia, a muscoli quasi freddi, fanno tirar fuori tutto il fiato e l'energia di cui disponiamo.
Il primo a farne le spese è Silvano che suda copiosamente e si attarda frequentemente per bere. In effetti per ripararsi dalla pioggia con giacche e mantelle, va a finire che sotto ci si bagna anche di più! Un tocco di classe ci è fornito da Nicola che sale con l'ombrellino.
Codera è lassù, obbiettivo della prima sosta alla Locanda Risorgimento per ristorarsi e togliersi per un pò il pesante fardello dalle spalle. Una graziosissima bimba di 2 o 3 anni, Petra, riesce a gustare buona parte del mio cioccolato, regalandomi due occhioni grossi così...
Nel frattempo abbiamo scoperto perchè lo zaino di Silvano pare di piombo: cibo bastante a far felice una squadra di rugby per un paio di giorni!
Ripartiamo e la valle si allarga e spiana permettendoci di assimilare il cibo. Faccio una deviazione dal sentiero principale per far passare i miei amici dal ponte ballerino, e poi mi accorgo che la vegetazione è ovviamente cresciuta molto da marzo quando ci passai la prima volta, e girovaghiamo per un pò prima di trovare la traccia che ci porta nuovamente in alto. Pazienti, i miei soci non fanno commenti, li ringrazio mentalmente.
Appena scorgo i lamponi a lato del sentiero comincio a gustarli e dopo un pò anche gli altri seguono il mio esempio (torniamo alle nostre origini, l'Homo era o no raccoglitore dei frutti della natura?) e divaghiamo serenamente ricordandoci le allegre scampagnate della nostra gioventù. Mi accorgo che Silvano mette a terra lo zaino guardandolo con odio sincero e ci mette più degli altri a convincersi a rimetterlo in spalla.
Arriva finalmente l'Alpe Bresciadega (è scritta almeno in altri due differenti modi, tengo buono questo) incanto dei sensi per la dolcezza e il verde della sua abetaia e le casine rigorosamente in pietra finemente ristrutturate; rammento il senso di magia che ho provato a fine inverno passandoci sulla neve ancora vergine, nessun'altro presente, mi aspettavo di veder spuntare qualche gnomo che inseguiva il mitico Unicorno o scene del genere! (Nostalgia).
Quest'Alpe è l'anticamera del Rifugio Brasca che ci accoglie più avanti, al cospetto dell'alta Val Spassato e del Pizzo Ligoncio, imponente scoglio di granito. Silvano arriva al posto tappa molto dopo di noi, provato e con la schiena a pezzi e nonostante l'ottima cucina dei rifugisti (o forse proprio a causa di ciò?) a tavola ci confessa che sta seriamente pansando di fermarsi il giorno dopo e poi rientrare a casa, invano stimolato da noi che gli consigliamo almeno di provarci ancora un giorno. Inizia intanto a circolare nelle nostre discussioni una voce su una leggendaria e persa Val Merdarola, di cui ignoriamo l'esatta ubicazione. La notte ci porterà il meritato riposo e la decisione di Silvano; la mattina dopo ripartiremo io, Nicola, Giuseppe e Paolo.
(continua... ) |