Quest’anno per onorare Re Carnevale, il re del martedì “Grasso”, abbiamo deciso di scomodare alcuni ospiti particolari che per accettare l’invito ci hanno imposto di sottoscrivere un patto a cui non possiamo dire di no. L’accordo prevede il “nutrimento del corpo e della mente”; più precisamente, ogni ospite desidera che una delle portate sia stata descritta o presentata in uno dei suoi libri…. E si, perché gli invitati sono grandi autori della letteratura italiana ed internazionale.
Il primo degli invitati, Manuel Vasquez Montalban, ci propone l’aperitivo dopo averlo concordato con Ernest Hemingway. I due hanno pensato bene di abbinare il “Pane e pomodoro” , la nostra bruschetta, tanto amato dall’investigatore Pepe Carvalho (Le ricette di Pepe Carvalho, Feltrinelli) al “Mojito” cubano, croce e delizia dell’americano (Romanzi, Meridiani Mondadori).
Dopo quattro chiacchiere in piedi, ci possiamo accomodare a tavola e, seguendo il suggerimento di Natalia Ginzburg, una delle tre donne invitate, ci apprestiamo ad assaporare il “Soufflè di spinaci”, l’antipasto che fece fidanzare Tommasino con la bella Raffaella (Le voci della sera, Einaudi).
Finalmente siamo pronti a rendere “principesco” il nostro banchetto di carnevale, così come quello descritto da Tomasi di Lampedusa e fortemente voluto dal suo Principe di Salina: quello che era un piatto della necessità, “Il timballo”, diventa espressione della magnificenza dei cibi poveri che riescono a conquistare i palati più fini (Il Gattopardo, Feltrinelli).
E siamo arrivati al secondo; la signora Blixen sceglie un alimento sicuramente povero che ha saputo risvegliare lo spirito di convivialità delle due sorelle di Berlevag. Certo la nostra ha affidato la preparazione alla grande cuoca del “Cafè anglais” di Parigi. Chissà se anche noi saremo così bravi a rendere speciali le “Quaglie in sarcofage” così come ci è riuscita Babette, facendone esaltare sapori e profumi? (Il pranzo di Babette, inCapricci del destino, Feltrinelli).
Per accompagnare un piatto così particolare serve della “poesia” e in questo ci aiuta Pierre de Ronsard, con la semplicità della sua “pratolina” e della sua “pimpinella”, quella “Salade” di campo che cura il corpo e lo spirito dagli affanni (La salade in Opere complete, Ed. Aragno).
Il vino come sempre è l’immagine dell’allegria e questa, spesso, viene rappresentata nelle piéces teatrali. Mirandolina per conquistare il Marchese di Ripafratta usa un buon bicchiere di Borgogna, ma noi decidiamo di non invitare Goldoni e di rallegrarci con i nostri vini d’Oltrepò (La locandiera, BUR).
Alcuni invitati avrebbero voluto concludere la cena con un ottimo panettone lombardo, ma Collodi, ricordandosi di aver fatto mangiare anche le bucce al suo Pinocchio, ci propone di usare “Le pere” che tanto erano piaciute al suo burattino (Le avventure di Pinocchio, Bompiani) ma con l’aggiunta del buon “Cioccolato” alla maniera Maya, come sottovoce ci suggerisce la Harris (Chocolat, Garzanti).
Francesco Maggisano
autore del libro "Il cibo della mente"
|