Si conclude l’iniziativa Note a margine e nell’ultimo appuntamento le spigolature per i curiosi di “cose” pavesi rivolgono la loro attenzione a quelli che erano i luoghi di divertimento ai tempi dei nonni e bisnonni.
Vaghi svaghi nella Pavia che fu – questo il titolo dell’incontro curato da Alessandra Viola – cercherà di ricostruire una mappa dei luoghi di svago e più precisamente dei teatri in città tra Ottocento e Novecento.
Il quadro che emerge è quello di una città assai vivace, dove la passione per il teatro divampa precocemente: infatti, l’inaugurazione del primo teatro pubblico di Pavia nel 1773 precedette di alcuni anni l’apertura della Scala di Milano; si trattava del Teatro dei Quattro Cavalieri, oggi Fraschini.
Il più nobile tra i teatri pavesi perse il monopolio di unico centro per gli spettacoli in città all’inizio del XIX secolo. Correva l’anno 1815 quando il capomastro Venanzio Re convertì in teatro l’antica chiesa del convento del Senatore, già profanata nel 1799 e da lui acquistata nel 1803. Il Teatro Re aveva l’entrata verso il cortile con accesso dalla Contrada di San Giuseppe, oggi via Bossolaro, proprio come l’attuale Cinema Corallo che sorge sulla medesima area. La sua attività si protrasse fino al 1868.
Era l’epoca gloriosa dell’arte melodrammatica italiana, a Pavia seguita con entusiasmo dal pubblico formato, per una parte cospicua, da professori e studenti dell’Università. Questi ultimi in particolare contribuivano a rendere la vita cittadina più intensa e animata. Stando alle cronache ottocentesche il Teatro Re sembrava essere il luogo favorito per le gesta più rumorose degli studenti che spesso venivano esortati a stare un po’ più “cheti” durante gli spettacoli.
A metà Ottocento prese piede a Pavia la moda del teatro diurno, ovvero all’aperto, che offriva, oltre alla musica, esibizioni di acrobati, giocolieri, animali ammaestrati, finché nel 1865 sorse un teatro diurno in muratura il Guidi.
Estremamente versatile il Teatro Guidi ospitava spettacoli di vario genere, manifestazioni sportive ed eventi mondani, come vivaci veglioni di Carnevale. Nel 1920 accolse addirittura un circo equestre riscuotendo un enorme successo e grande affluenza di pubblico. L’ampia gamma di proposte e i prezzi graduati lo rendevano accessibile a tutti.
La seconda galleria era per tradizione quella occupata dagli studenti.
Attivissimo nei primi decenni del XX secolo, negli anni ‘30 incominciò a decadere, soppiantato anche dai più moderni teatri per il cinema sonoro. Chiuse i battenti nel 1935.
La storia dei teatri pavesi testimonia anche il passaggio dall’epoca del melodramma a quella del cinema. Il “nuovissimo spettacolo” debuttò a Pavia nel gennaio del 1897. All’inizio le proiezioni si tenevano in baracconi ambulanti, poi sorsero nuove sale dotate di proiettori fissi.
Tra le strutture in concorrenza con il Guidi e che ne decretarono la chiusura vi furono sicuramente il Cinema Teatro Kursaal Giardino e il Cinema Teatro Politeama.
La nascita del primo si deve auna società che intendeva realizzare nel cuore della città un “cinema teatro varietà, caffè concerto, grande salone per Skating”. Nel 1919 iniziarono i lavori su progetto dall’ingegner Portaluppi, a cui si deve la paternità anche delPoliteama Principe Umberto, inaugurato qualche anno più tardi, nel 1927.
Il Politeama fin dalla sua nascita ospitò per lo più proiezioni cinematografiche, specializzandosi più tardi anche in cartoni animati per bambini: questo fu il genere maggiormente proiettato insieme alle commedie fino al 1978, anno in cui il teatro venne chiuso. Dopo una lunga ristrutturazione il Politeama è stato trasformato in centro commerciale e cinema e riaperto nel 1991.
Oggi si conserva ancora il prospetto esterno con la bella pensilina in ferro battuto che reca i tondi con le lettere PPUCT, ovvero Politeama Principe Umberto Cinema Teatro. |