L’Università degli Studi di Pavia conferisce la laurea honoris causa in Lettere a Moni Ovadia.
Dopo l’ingresso del corteo accademico e il saluto del Magnifico Rettore, sarà il prof. Cesare Segre a pronunciare la Laudatio di Moni Ovadia; quindi la lettura della motivazione da parte del Preside della Facoltà di Lettere prof. Gianni Francioni, la consegna del diploma, del tocco e della medaglia Teresiana e la Lectio Doctoralis “L’altro e il suo ingombro” di Moni Ovadia dal titolo
Moni Ovadia è nato in Bulgaria nel 1946 da famiglia ebraica con origini molto varie (slave, ma anche turche). Pochi anni dopo si è trasferito con la famiglia a Milano, dove ha compiuto gli studi. È laureato in Scienze politiche (1972).
Dopo un esordio artistico in ambito musicale, ha incominciato l’impegno teatrale nel 1984, svolgendo contemporaneamente l’attività di scrittore dei testi, di regista, di attore, di cantante, e arrangiatore delle musiche. Ha lavorato anche in collaborazione con grandi registi come il polacco Tadeusz Kantor (in cui Ovadia riconosce un maestro), Bolek Polivka, e con attori come Franco Parenti. Nel 1990 ha fondato la TheaterOrchestra, particolarmente orientata verso la forma del “cabaret”.
Al centro della sua esperienza artistica sono la storia, i costumi, la cultura delle comunità ebraiche ashkenazite nell’Europa orientale, le cui narrazioni popolari spesso presenta in forma di “teatro musicale”.
La laurea honoris causa che l’Università di Pavia gli conferisce sottolinea la personalità straordinariamente versatile di Moni Ovadia, che unisce le capacità dell’uomo di spettacolo, amante delle contaminazioni di genere e linguistiche, a quelle dello studioso di tradizioni leggendarie, letterarie e musicali.
“Ovadia si è fatto storico di una vita che non c’è più – si legge nella motivazione – storico, anche, del costume, dell’ethos, dei ritmi e dello humour di quella gente; mentre guarda, pensoso ma non rassegnato, all’avvenire comune. La sua esperienza di uomo di spettacolo ci avvicina con ardite contaminazioni alla poesia e all’arguzia del mondo yiddish e ai suoi grandi temi universali: l’esilio, l’erranza, il rapporto con il divino”. |