Sul numero del 31 gennaio, Alison Abbott racconta la sua visita alla scoperta dei “tesori nascosti” dell’Ateneo pavese, il museo, l’aula Scarpa, l’aula Volta. E racconta soprattutto il clima e i protagonisti dei gloriosi anni successivi al 1770 e alla riforma di Maria Teresa d’Austria, che inaugurò un rinnovamento didattico e scientifico davvero senza precedenti.
Gli esiti del metodo sperimentale scientifico sostenuto dall’imperatrice d’Austria e dal figlio Giuseppe II sono in buona parte testimoniati dalle sale dal Museo. A partire dai preparati anatomici di Antonio Scarpa, professore-tiranno, amato e temuto da allievi e colleghi, la cui testa decapitata domina dall’alto le sale del Museo, in una nicchia protetta.
Accanto alla testa di Scarpa, non mancano dita, reni, unghie, e persino l’aneurisma che fu fatale al matematico Vincenzo Brunicci, nel 1818.
Alison Abbott ipotizza che sia stata invece ben nascosta la vescica di Lazzaro Spallanzani, contro cui Scarpa nutriva un odio non comune.
Come sottolinea l’articolo, molti di questi reperti furono utilizzati per le lezioni di anatomia patologica, una scienza introdotta da Giovanni Morgagni, allievo preferito di Scarpa.
Ampio spazio è dedicato alle sale e ai reperti del Museo, veri tesori legati a Volta e Golgi, memorabilia di scienziati che hanno inciso il loro nome nella storia della scienza. E, accanto al Museo, le due aule storiche, dove Scarpa e Volta tenevano le loro lezioni, negli stessi anni e senza odio: non essendo diretti rivali si trattavano con amichevole cordialità. |