Una mostra dedicata all’evoluzione del paesaggio, delle attività agricole e delle abitudini alimentari di quella parte di Pianura Padana e di Provincia di Pavia che è la Lomellina, dall’arrivo dell’uomo alle soglie della Rivoluzione Francese.
Lomellina. Il gusto di una storia è il titolo di questa esposizione nata da un’idea dell’agronomo e gastronomo Luca Sormani e sviluppata attraverso la ricerca di Stefano Tomiato, che ha tracciato un percorso fra fonti archeologiche, documentarie, d’archivio, artistiche e letterarie, oltre a recuperare la bibliografia disponibile e tradurre il tutto nei testi. Davide Ferraris e Paolo Zeccara hanno, invece, seguito la parte grafica e la realizzazione dei pannelli, dando un fondamentale contributo a una mostra che, nell’intento dei due curatori, vuole essere sia scientifica sia divulgativa.
I 32 pannelli che la costituiscono coinvolgono davvero molte località lomelline: in questo modo si costruisce un’atmosfera di coralità e tipicità di prodotti, di consumi e di “gusti”, e in cui il senso di unitarietà del territorio e di appartenenza emerge nitido.
Già dall’antichità, vengono indicati caratteri ambientali e produzioni principali di ogni periodo, dando particolare rilievo agli aspetti “peculiari”, cercando di trovare e spiegare adeguati “indicatori” e tracce.
Così, per esempio, i numerosi contenitori di vino e gli altri strumenti legati alle pratiche vinicole, usati da Celti e Romani, permettono di cogliere precocemente le tracce di un’importante produzione locale fino dal secolo III a.C. e che prosegue in Età romana e giunge al Medioevo e poi al Rinascimento e all’Età moderna.
Si scopre l’importanza della segale già nella Lomellina romana. Si affrontano i caratteri dell’alto Medioevo, quando si diffonde il cristianesimo, arrivano i Longobardi e nascono i castelli, tutti fenomeni che hanno ripercussioni sul paesaggio e, spesso, risvolti sull’alimentazione. Finalmente le testimonianze d’archivio e quelle letterarie sono sempre più ricche di informazioni.
Insieme a Opicino De’ Canistris si scopre la Lomellina trecentesca “dei vini e dei legumi”, immersa in un paesaggio di poderi e castelli e boschi… quasi incantata.
Ecco il Rinascimento degli Sforza e dei vari personaggi locali, impegnati fra innovazioni e tradizioni, mentre si diffonde lentamente l’irriguo e arrivano i primi chicchi di riso.
Incontriamo, nel ‘500, Bernardo Sacco, che dedica alla Lomellina e ai suoi prodotti le pagine di uno scrittore davvero innamorato. Sacco sottolinea che ogni angolo è utile e produce frutti per l’uomo. Ne decanta i vini, bianchi e rossi, gli asparagi, i funghi, le fragole e i buoi, tanto eccezionali da divenire proverbiali.
Siamo ormai alle soglie del Seicento, in un periodo di guerre, carestie e pestilenze, ma proprio in questi decenni bui alcuni spiriti illuminati capiscono le grandi qualità nutritive del riso, che progressivamente non sarà più il nemico che porta la malaria, ma un grande alimento che concorrerà a proteggere questa parte di Lombardia dalla pellagra.
Proprio la nuova coltivazione accelera l’irreversibile processo che porta alla sparizione dell’antico paesaggio lomellino, fatto di selve e querceti, brughiere, fontanili e risorgive impaludati, coltivazioni estensive di cereali miste a vigneti e altro, coltivi di castagni, lanche e paludi. L’economia e la società cambiano anche il volto dell’ambiente. Nasce così la Lomellina attuale, fatta di campi e risaie geometrici, di filari di pioppi, di grandi cascine.
“Questo progetto – commentano i curatori – si definirà ulteriormente nei prossimi mesi, con la messa a punto di una serie di proposte culturali e didattiche, che completeranno il percorso e permetteranno approfondimenti alle scuole e non solo.
Il lavoro intende evidenziare le produzioni locali e, di conseguenza, i consumi, epoca per epoca e si abbina ad una serie di proposte e “assaggi” gastronomici, senza prefiggersi il sogno illusorio di riproporre pietanze, in realtà non riproducibili fuori dai contesti storici, ma con l’intento di dare dei “punti di riferimento” per incuriosire e, speriamo, ingolosire un po’ tutti!”. |