Avrei dovuto fare una grande festa, in cui offrivo musica (Back To The Beatles, Sixties e una Reunion dei Numi) agli amici e a chi voleva passare a farmi gli auguri… ma una non-proprio-felice serie di circostanze ha fatto sì che il mio progetto non si realizzasse (ma non è ancora detto che non lo organizzi più in là).
E allora ho deciso di condividere questo traguardo importante della mia vita con voi, che siete abituati a “leggermi”.
Tempo di bilanci, dunque?
Non proprio; io mi “porto avanti” quotidianamente e i bilanci li faccio ogni sera, perché ogni giorno è diverso dal precedente e tutti, nel bene e nel male, valgono la pena di essere vissuti intensamente. No, intendiamoci: non è che mi capitino cose straordinarie tutti i santi giorni, è solo il mio modo di affrontare la vita, passo passo, cercando di goderne ogni attimo.
“Born on the 7th of July” (nato il 7 di Luglio) potrei intitolare un mio disco, se fossi Springsteen; ma non lo sono… e non ci tengo ad esserlo (con tutta la stima che ho per lui) perché sono una di quelle persone che non “farebbe a cambio” con nessun altro. Con tutti i miei difetti e limiti mi piaccio e mi voglio bene.
Come dicevo prima, nato settimino il 7 del 7 del 1950, ho avuto la fortuna di essere uno degli ultimi uomini dell’800, nel senso che, negli anni ’50, finita da pochi anni la guerra, ho provato abitudini, usi e costumi che l’Italia si portava ancora appresso dal secolo precedente: l’uomo che vendeva il ghiaccio, con il carrettino trainato dal cavallo, a cui noi bambini rubavamo le schegge per succhiarle come se fossero ghiaccioli; la ghiacciaia, la radio, la stufa a legna o carbone, con i cerchi concentrici di ghisa che si toglievano per dosare il fuoco, il gabinetto all’aperto, sul ballatoio, con i pezzi di giornale al posto della carta igienica (che lusso la gazzetta!) ecc.
Ho così potuto apprezzare appieno tutti i progressi tecnologici mano a mano che raggiungevano il mercato: il frigorifero, il riscaldamento centralizzato, la televisione, e così via sino agli ultimi ritrovati elettronici di oggi.
Ho vissuto da protagonista gli anni ’60: quelli definiti “favolosi” e poi tanto abusati da essere quasi ridicolizzati in un continuo revivalismo commerciale; ma, lasciatemelo dire: mi spiace per voi che non c’eravate: sono stati veramente fantastici!
Ma ogni decennio successivo ha avuto “il suo perché”, ed ha contribuito ad aumentare le esperienze, le emozioni, le nozioni, i ricordi: insomma, tutto il mio bagaglio culturale che, senza false modestie, è notevole.
Lo so, parlare di cultura oggi è quasi una bestemmia; ma un medioevo indotto non basta a fermare la civiltà e, un giorno, vedremo di nuovo la luce.
Non sono di quelli che dicono “Ah, se potessi tornare indietro ai miei vent’anni (o cose simili)”. Per carità! Non so se avrei la forza di riaffrontare tutti questi anni ed uscirne indenne.
La musica ha sempre avuto una importanza fondamentale nella mia vita: a cinque anni mi ricordo seduto a gambe larghe davanti alla radio, con una maracas in mano, a tenere il tempo delle canzoni. A tredici anni, dopo la “fulminazione” dei Beatles, mi sono iscritto al Vittadini per studiare chitarra. Alla terza lezione di solfeggio, dopo aver saputo che per tre anni non avrei visto lo strumento, sono scappato e ho deciso di suonare la batteria. Nel ’66 suonavo nel mio primo gruppo “ufficiale”: i Basilischi. Nei ’70 sono entrato nelle Enciclopedie del Rock Progressivo con il disco dei Numi; ho suonato con Lucio Dalla e, dopo una breve parentesi come chitarrista-cantante del Gruppo Aperto Folk, ho sempre continuato a suonare la batteria in mille formazioni di tutti i generi. Mi sono tolto la soddisfazione di andare ad incidere negli studi di Abbey Road, a Londra, e, ancora oggi, continuo a suonare (anche se, ogni tanto, mi prende qualche crampo al braccio o alla mano) e non ho ancora intenzione di smettere: mi piace troppo!
Scrivo (libri sulla musica, libri gialli – l’ultimo l’ho appena pubblicato –, recensioni (qui e su SM-Strumenti Musicali), organizzo concerti, mostre e tutto quello che mi passa per la mente. Nel campo del lavoro, potrei tranquillamente essere catalogato come un “creativo puro”. Mi sembra che il tempo non mi basti mai.
Ma intanto il tempo passa e sono già arrivato (in un fulmine) ai miei sessantanni.
E allora, quando avrete finito di leggere questa mia sbrodolata, se avete voglia, pensate solo per tre secondi “Tanti auguri Furio” e state sicuri che io, in qualche modo lo sentirò.
Grazie! |