«Le Università erano vulcani a cui bastava una scintilla per incendiare a suo tempo» risale al 1833 ed è attribuita a Vitale Albera, uno dei responsabili della Giovine Italia in Lombardia, incaricato della diffusione della società sul territorio.
L’incipit della stessa dà il titolo alla mostra documentaria curata da Marina Tesoro e Arianna Arisi Rota e allestita da Enrico Valeriani che verrà inaugurata il 9 febbraio.
Organizzata dall’Università di Pavia e realizzata in collaborazione con i Musei civici-Museo del Risorgimento di Pavia, l’Archivio storico civico di Pavia e la Biblioteca Civica Bonetta, la Biblioteca universitaria di Pavia, il Collegio Borrromeo, il Collegio Ghislieri, l’Archivio di Stato di Pavia, il Museo del Risorgimento di Milano, il Museo per la storia dell’Università di Pavia e la famiglia Griziotti, la mostra vuole ricordare il contributo dell’Ateneo all’Unità d’Italia. Non solo l’impegno e il sacrificio di Giovanni, Ernesto, Luigi, Enrico, e Benedetto Cairoli, non solo la Brigata Minerva, composta di studenti pavesi, che combatté già nel marzo 1821, ma anche il professor Agostino Reale che, proprio in Strada Nuova, fece scudo con il suo corpo ad alcuni studenti minacciati dalla spada di un gendarme austriaco. Dunque una vicenda in cui la storia della nostra Università si intreccia con le celebrazioni del 150° dell’Unità.
Il percorso de “Le università erano vulcani… Studenti e professori a Pavia nel Risorgimento italiano” immerge il visitatore nella quotidianità degli studi e nell’effervescenza proprie di un’università di confine – quel Ticino che la separa dal Regno di Piemonte e Sardegna e che tanto ossessiona le autorità di polizia.
All’interno di un sin troppo popoloso vivaio delle future élites professionali, barometro del dissenso politico in tutte le stagioni di crisi, dal volontarismo dei primi moti costituzionali alla cospirazione clandestina della Giovine Italia, al criptato progetto italiano dei congressi degli scienziati, studenti, giovani e maturi professori – tra nomi noti e molti nomi oscuri – offrono esempi di silenzioso impegno scientifico ma, soprattutto, di partecipazione alle reti che dentro e fuori la penisola minano l’ordine del Congresso di Vienna.
Icona della resistenza alle truppe straniere, lo studente di Pavia diviene sin dai primi giorni del 1848 l’avanguardia di una protesta che si collega direttamente all’insurrezione milanese e che si concretizza nell’incandescente primavera di guerra, nel soccorso a Roma e a Venezia.
Destinataria privilegiata del giro di vite della seconda restaurazione negli anni ‘50, l’Università con i suoi Collegi forma un inquieto microcosmo recettivo alla propaganda patriottica e ostile alla tardiva distensione di Francesco Giuseppe: ritrovata la vocazione volontaristica nella guerra del 1859 e una riorganizzazione degli studi all’interno del sistema universitario del nuovo Stato, attraverso le campagne e il mito di Garibaldi, con la mediazione politico-culturale della famiglia Cairoli, essa contribuisce infine a saldare la città all’Italia che nasce, la piccola alla grande patria.
La mostra sarà inaugurata - alle ore 10.00 in Aula Foscolo dell’Università di Pavia - con il saluto del Rettore Angiolino Stella e delle Autorità, seguito dalla lectio magistralis “Itinerari del lungo Risorgimento tra Italia, Europa e Mediterraneo” del Prof. Gilles Pécout, École Normale Supérieure ed EPHE, Chaire d’Histoire de l’Europe Méditerranéenne, Parigi. E alle 11.30 verrà proposta una visita guidata gratuita dell'esposizione. |